“Sguardi Intergenerazionali – un progetto di fototerapia per confrontare le generazioni”
Presso l’ASP San Michele è stato recentemente attivato un Progetto di fototerapia intergenerazionale al fine di stimolare cognitivamente ed emotivamente gli ospiti della Casa di Riposo e della RSA.
L’Istituto, infatti, consapevole dei benefici che possono svilupparsi dall’incontro tra diverse generazioni, ha deciso di promuovere l’invecchiamento attivo dei propri ospiti mediante attività intergenerazionali in collaborazione con il Municipio VIII di Roma Capitale.
La coprogettazione con il Municipio VIII, infatti, si configura come un importante strumento per promuovere la collaborazione e consente di allargare la governance delle politiche sociali. La rete sociale e lo scambio con il territorio risultano pertanto fondamentali nello sviluppo del benessere delle comunità educanti che, influenzandosi reciprocamente, contribuiscono alla costruzione di legami solidi e alla promozione di una vita più ricca e appagante per gli individui e le collettività.
Destinatari del progetto
Il progetto di fototerapia nasce con lo scopo di stimolare cognitivamente ed emotivamente i partecipanti, anziani ospiti dell’Ente e giovani/adulti con handicap (cognitivo e/o fisico medio-lieve) del Municipio VIII, coinvolti attraverso il Servizio per l’autonomia e l’integrazione della persona disabile – SAISH – mediante l’utilizzo di una tecnica espressiva fotografica e mediante lo scambio intergenerazionale dei contenuti e dei vissuti personali.
Cos’è la Fototerapia
L’elaborazione cognitiva, la percezione e le emozioni sono i processi mentali che garantiscono uno stretto legame tra psicoterapia e fotografia e rappresentano il presupposto per la collaborazione tra le due discipline nell’ambito della Fototerapia.
La sua storia affonda le radici nel 1948, quando Hugh Diamond iniziò a utilizzare la fotografia in ambito terapeutico, ma è stato solo nel 1975 che Judy Weiser, psicologa, ha introdotto il termine “Fototerapia” per descrivere l’uso delle immagini come veicolo per esplorare e narrare il proprio mondo interiore.
Questa evoluzione ha portato ad una sempre maggiore applicazione della fototerapia in diversi contesti clinico-terapeutici ed educativi (Loewenthal, 2013). Gli ambiti di impiego per la fototerapia sono tra i più vari: multiculturali, scolastici e sanitari.
Sviluppo progettuale al San Michele
Il progetto di fototerapia condotto da una coppia di professionisti, una fotografa e una psicoterapeuta, si svolge in gruppi di massimo 10 persone, con incontri a cadenza settimanale della durata di 2 ore.
Gli incontri si articolano in due momenti. Il primo momento è quello della scelta/esposizione/creazione; il secondo invece è quello della condivisione.
Non è richiesta alcuna abilità fotografica specifica. Gli incontri di gruppo vengono proposti ai partecipanti come un’attività terapeutica e uno spazio comune dove ciascuno può esprimersi senza la preoccupazione che il proprio lavoro possa essere soggetto a valutazione dal punto di vista estetico.
Le tecniche di fototerapia che verranno applicate, si basano sulle principali tecniche descritte nella letteratura scientifica, con particolare riferimento ai lavori di Judy Weieser, psicologa arteterapeuta fondatrice e direttrice del phototherapy center di Vancouver. Tali tecniche verranno implementate con modalità ad hoc che prendano in considerazione le problematiche legate alla patologia specifica.
Gli obiettivi specifici che un gruppo di fototerapia può sviluppare.
1. Esplorazione emotiva: la fototerapia offre uno spazio sicuro per esplorare ed esprimere le emozioni legate a memorie passate, vissuti personali, esperienze presenti, pensieri e credenze disfunzionali dei partecipanti.
2. Supporto sociale: partecipare a un gruppo di fototerapia offre l’opportunità di connettersi con altre persone che hanno affrontato esperienze simili. Il supporto sociale all’interno del gruppo può favorire un senso di appartenenza, condivisione e comprensione reciproca.
3. Elaborazione dell’identità: la fototerapia offre uno spazio per riflettere sull’identità personale. Attraverso il dialogo e la narrazione basati sulle immagini, i partecipanti possono esplorare la propria identità, ridefinendo sé stessi in relazione alla immagine che hanno di sé stessi, degli altri e del mondo circostante.
4. Potenziamento dell’autostima: attraverso l’espressione creativa e la condivisione delle proprie esperienze, i partecipanti possono sviluppare una maggiore fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità. La fototerapia può incoraggiare una prospettiva positiva e un senso di realizzazione personale.
5. Educazione all’uso delle immagini: la fototerapia offre uno spazio sicuro e creativo per educare all’uso consapevole di un potente mezzo espressivo come la fotografia; comprendere come impiegarlo correttamente è essenziale per comunicare messaggi personali in linea con la propria personalità in contesti di vita reale e digitale.
6. Miglioramento delle abilità relazionali: la presenza del gruppo favorisce l’esercizio dell’abilità di saper ricevere e dare feedback all’interno di un gruppo di persone e valutare punti di vista alternativi ai propri.
7. Apprendimento di tecniche di base della fotografia e della costruzione dell’immagine: l’esperienza del gruppo di fototerapia prevede la possibilità di acquisire competenze di base sulla costruzione dell’immagine e uso nei contesti digitali.
Conclusioni
La fototerapia non è soltanto uno strumento clinico al servizio di chi sta affrontando un particolare frangente di malessere emotivo o psicologico. Può essere utile a ciascuno di noi come un mezzo per esplorare e approfondire la conoscenza del proprio mondo interiore, nell’ottica di un percorso di crescita personale. Non è importante che le fotografie, sulle quali si lavora, siano esteticamente perfette, la fotografia viene considerata esclusivamente come una forma di comunicazione emotiva, che può esprimersi in qualsiasi tipo di foto anche in quelle sfocate, imperfette o sgualcite dal tempo.